Il principe vampiro.Sinfonia di sangue by Christine Feehan

Il principe vampiro.Sinfonia di sangue by Christine Feehan

autore:Christine Feehan
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 978-88-541-7974-5
editore: Newton Compton editori s.r.l.


Capitolo 11

Byron portò Marita all’ingresso principale del palazzo, quello con il portone a doppio battente e la scalinata di marmo. A quell’ora di notte la porta era chiusa. Bussò. Sostenendo Marita, le ordinò di svegliarsi, accertandosi di averle impiantato nella mente il ricordo di un lungo e faticoso trekking in montagna. Helena aprì la porta. Diede un’occhiata a Marita, coperta di sangue, e gridò. Due domestiche, che si stavano preparando per andare a casa, la imitarono e presto gli alti soffitti del palazzo riecheggiarono delle loro urla. Marita scoppiò di nuovo a piangere. Stava appiccicata a Byron, tenendolo prigioniero nel bel mezzo del dramma in corso.

Antonietta. Amore. Salvami. Non le sopporto più queste donne e i loro attacchi isterici. Dove sei?

Antonietta era calma come sempre. E dov’eri tu quando mi sono svegliata e mi sono ritrovata a letto da sola?

Byron sospirò. Nel palazzo regnava il caos. Helena trascinò Marita all’ingresso, parlando così velocemente che lui non riuscì a capirla. Per un istante fu libero. Marita collassò di nuovo e finì per terra. Lui si comportò da gentiluomo e la sostenne per impedirle di sbattere la testa sul pavimento di freddo marmo. Potrei dimostrare un pizzico di compassione.

Che cosa è successo?

Marita ha trovato un uomo morto nel bosco.

Un cadavere? Che orrore. Non mi stupisce che si stia comportando in questo modo.

Ormai è morto, non è necessario continuare con questa pantomima. Non gli ha mica visto la gola squarciata.

Aveva la gola squarciata? Povera Marita, niente di strano che sia così sconvolta.

Sconvolta non è la parola che avrei usato io. E io? Sono un uomo sensibile, eppure tu non ti stai preoccupando per me e per i miei nervi, che le sue urla mettono a così dura prova.

Sensibile? Tu?

Antonietta. La rimproverò: si stava mostrando troppo divertita e il tutto a sue spese.

Era Enrico? Ancora non abbiamo avuto sue notizie.

Byron fece una pausa prima di risponderle. Antonietta si stava cominciando a preoccupare e lui non aveva certo bisogno che anche lei si unisse al coro di urla.

Io non divento isterica. Un battito del cuore. Un altro. Mai.

Era lì vicino. L’ingresso era affollato dalle donne che parlavano, piangevano e strillavano. Byron pensò che non avrebbe resistito ancora a lungo. Marita gli si appoggiava, con le mani che ancora le tremavano. Antonietta, sbrigati! Lo so che non ti stai affrettando per nulla.

Franco si precipitò loro incontro, sconvolto dalla vista della moglie coperta di sangue e sorretta da Byron. Non ebbe un istante di esitazione. Caricò Byron, cercando di prenderlo a pugni, e quasi colpì Marita alla testa quando lei si mise in mezzo per cercare di fermarlo.

«Basta». Byron mormorò l’ordine a denti stretti. La sua voce era bassissima, ma così forte e potente da non poter essere ignorata. Le pareti tremarono. I quadri prima dondolarono, poi tornarono immobili.

All’improvviso calò il silenzio. Nessuno si muoveva né parlava. Un refolo di vento attraversò la stanza, quasi un ruggito di protesta. Antonietta si palesò all’ingresso, Celt sempre al suo fianco. « Byron, chiudi la porta. L’aria è fredda e la povera Marita è sconvolta.



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